• Risperimentare la terapia Di Bella? Tutti i motivi per cui bisogna dire no

Rudolph Giuliani, il sindaco di New York, è notoriamente affetto da un tumore della prostata. Nei giorni in cui ci sentiamo tutti newyorkesi, qualcuno potrebbe immaginare Rudolph Giuliani imporre ai medici degli ospedali di New York di condurre una sperimentazione su un trattamento che la comunità scientifica ha già dimostrato essere inefficace? E giustificasse questo suo intervento con il fatto che bisogna dare una speranza ai pazienti oncologici (come lui)? Se questo avvenisse, tutta la comunità scientifica medica newyorkese insorgerebbe per un'evidente ed indebita interferenza in questioni che non sono di competenza del sindaco di New York. Inoltre, i cittadini di New York che pagano le tasse, si chiederebbero il perché di questo sperpero di denaro pubblico. L'intervento del presidente del Lazio Storace che vorrebbe condurre una sperimentazione della multiterapia Di Bella nel Lazio, contro l'unanime parere degli oncologi, non può essere assolutamente approvato. Già nel 1998 la comunità scientifica oncologica italiana, sotto la spinta della piazza e dei politici, e tra l'incredulità della comunità scientifica oncologica mondiale, accettò di condurre uno studio per valutare l'attività di una terapia che il suo promotore non era stato in grado di documentare secondo il metodo scientifico da tutti accettato nel mondo. Lo studio fu condotto sotto l'egida di un comitato scientifico che includeva anche illustri oncologi europei ed americani e ha potuto valutare 386 pazienti provenienti da 26 centri diversi e con 8 tipi diversi di tumore. I risultati sono stati negativi e sono stati pubblicati nel 1999 sul British Medical Journal (volume 318): nessuna remissione completa, e soltanto 3 remissioni parziali. Anche la regione Lombardia ha condotto uno studio ulteriore e i risultati sono stati gli stessi dello studio nazionale: non vi è alcuna efficacia significativa della multiterapia Di Bella. Purtroppo il trattamento del cancro, o meglio dei più dei 100 tumori che si definiscono sotto il nome di cancro, ma che sono molto diversi per le cause che li determinano, l'evoluzione nel tempo e la sensibilità ai trattamenti a disposizione, è molto difficile. La chirurgia (che rimane il trattamento più importante dei tumori), la radioterapia e la chemioterapia, spesso associati tra di loro, sono in grado di condurre complessivamente a guarigione circa la metà dei pazienti con tumore (intendendo per guarigione il raggiungimento della stessa spettanza di vita di un'altra persona della stessa età che non ha una diagnosi di tumore), anche se purtroppo in alcuni tumori la percentuale di guarigione è molto più bassa (per fare un esempio, i tumori del polmone non operabili). La complessità della terapia del cancro risiede anche nel fatto che nonostante le intense ricerche che procedono da oltre 30 anni, sono stati approvati soltanto una cinquantina di farmaci antitumorali: molto pochi rispetto alle diverse migliaia di sostanze che sono state proposte per la terapia dei tumori ma che non sono state approvate perché risultate non efficaci o troppo tossiche. Infatti, va ricordato che prima che una sostanza possa essere definita farmaco antitumorale e quindi a disposizione di tutti i pazienti, è necessario che gli organismi internazionali preposti che esistono sia in Europa e negli Stati Uniti (rispettivamente, l'EMEA a Londra per l'Europa, e la Food and Drug Administration per gli Stati Uniti), possano approvarne l'efficacia dopo aver valutato in dettaglio tutta la procedura di studio del potenziale farmaco ed in particolare gli studi sui pazienti in questione. (E questo a proposito della supposta interferenza che l'industria farmaceutica-.) Negli ultimi anni vi è stato un costante, anche se lieve, miglioramento della sopravvivenza dei malati con cancro grazie alla più precoce diagnosi e al miglioramento delle terapie che vengono applicate ai pazienti stessi, ma è senz'altro necessario migliorare la sopravvivenza mettendo a disposizione dei pazienti nuovi farmaci antitumorali, purchè dimostrati efficaci dopo essere stati valutati con il metodo scientifico. Negli ultimi tempi una serie di nuovi farmaci con potenzialità antitumorale sono in intenso studio nel mondo ed anche in Italia (per fare un esempio, i farmaci antiangiogenesi, gli anticorpi monoclonali, la terapia genica, i farmaci che prevengono i tumori), ma così anche nuove tecniche chirurgiche e radioterapiche per quanto riguarda le altre armi terapeutiche. Va comunque tenuto presente che la battaglia contro il cancro la si può vincere mettendo in atto tutte le nostre armi a disposizione e che sono la prevenzione, la diagnosi precoce e la terapia. Soltanto in questa maniera sarà possibile diminuire l'insorgenza dei tumori (per esempio smettendo di fumare e con meno inquinamento anche sui posti di lavoro), fare una diagnosi sempre più precoce (per esempio con la mammografia, il Pap test e la rettocolonscopia) e migliorare i risultati della terapia, usando al meglio la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. Ogni giorno lavorativo, in Italia, ad  1.500.000 di nostri connazionali viene fatta una diagnosi di cancro e questi si aggiungono al circa mezzo milione di pazienti con cancro già esistenti, molti dei quali guariti. Attraverso la ricerca sarà possibile diminuire l'incidenza dei tumori e continuare a migliorare la sopravvivenza degli stessi. Per fare ciò è necessario aumentare il budget per la ricerca scientifica e non sperperare il denaro pubblico con ricerche su terapie non convenzionali che sono già state dimostrate non efficaci.

 

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