• Il diritto umano alla buona morte

La vita è sacra, sempre. Anche se noi medici che abbiamo esperienza di malati terminali sappiamo quanto è da sempre concesso, quando richiesto da familiari e pazienti, un aiuto pietoso a morire meglio, pur se questo spesso vuol dire anticipare di qualche ora o qualche giorno il tempo destinato. Ma quando incontro per strada quel particolare paziente con cancro che ormai venti anni fa avevo visto un sabato mattina per la prima volta quasi morente in un letto di ospedale e che decisi di trattare quello stesso weekend tra lo scetticismo di medici, infermieri e familiari e che guarì e che adesso vuol offrire un caffè, penso che la vita è sacra e mai desistere per mantenerla. Quando rivedo quel particolare malato di AIDS che era riuscito miracolosamente ad arrivare all'era dell'Haart (la triplice terapia che ha cambiato radicalmente nel 1997 la prospettiva di vita per i malati di HIV e di AIDS) superando diverse infezioni opportunistiche gravissime che lo avevano portato a pochi minuti dalla morte e che oggi faccio fatica a convincere a continuare la terapia e a farlo venire ai controlli periodici perché sta così bene che non vuole più sentir parlare di malattie, né tantomeno di HIV e di AIDS, penso che la vita è sacra e mai desistere per mantenerla.

Sono però solidale con quei familiari e pazienti che combattono una battaglia disperata e per quasi tutti senza umana possibilità di vittoria e, senza entrare nel merito del caso in questione del quale non conosco i dettagli necessari per dare giudizi attendibili, sono vicino al marito che ha "staccato la spina" e capisco la decisione, umana, dei magistrati. Anche se non sono d'accordo sull'eutanasia, in particolare di quella legge che è stata approvata recentemente in Olanda, e d'altra parte neppure con l'accanimento terapeutico, sono però a favore, quando richiesto, della terapia del dolore, poco praticata nel nostro Paese, e dei trattamenti psicologici ed in particolare dell'hospice per i malati terminali di ogni patologia. Ma, finche c'è vita c'è speranza, come mi insegnano quei due meravigliosi pazienti.

 

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