• I grandi costi dei farmaci antitumorali

Nel corso degli ultimi anni sono stati impiegati nuovi farmaci anticancro in diversi tipi di tumori (ad esempio l'irinotecan e l'oxaliplatino nei tumori del colon ed i taxani nel carcinoma della mammella). Sono stati inoltre aperti nuovi importanti orizzonti nel campo della immunoterapia col ricorso ad anticorpi monoclonali come l'Herceptin nel carcinoma mammario ed il Rituximab nei linfomi non-Hodgkin. Questi nuovi farmaci hanno portato una ventata di sano ottimismo che deriva da un aumento delle risposte alla terapia. Tuttavia, rispetto ai vecchi farmaci, il costo dei nuovi, per alcuni schemi, è aumentato di molto, tanto che la loro somministrazione in Day Hospital ha aperto alcune voragini nei budget di alcune divisioni di oncologia medica degli ospedali. In tempi di aziendalizzazione questo rappresenta una "grave colpa": gli oncologi medici con fermo riferimento etico nelle indicazioni per una nuova terapia utile, potrebbero essere considerati colpevoli di spreco. Un ciclo di alcune nuove chemioterapie da ripetere ogni tre settimane costa infatti alcuni milioni. D’altra parte, a dispetto di considerazioni economiche, la cosa più importante è quella di assicurare al paziente terapie più efficaci.
Opportuno è stato il richiamo del Ministro della Salute, Prof. Girolamo Sirchia, che fissa un tetto alla spesa, ma che cerca di far trovare al medico stesso soluzioni tecniche nuove rispetto al passato. Certamente un maggior impegno nella prescrizioni, aderenza ai protocolli, una maggior attenzione ad evitare trattamenti ad oltranza e l'impiego di linee guida possono permettere di ottenere margini di risparmio che sono però scarsi. Va anche considerato che per la somministrazione dei farmaci antitumorali è essenziale la formazione di infermieri oncologi specializzati, il che richiede investimenti economici importanti per il training e l’aggiornamento continuo di questo personale. Non va calcolato quindi solo il costo del farmaco, ma anche il costo aggiunto della sua somministrazione in tutta sicurezza per minimizzare il rischio della tossicità grave.
Un risparmio ancora più notevole potrebbe essere ottenuto limitando la durata della degenza dei pazienti con tumore, svuotando quindi gli ospedali di tanti pazienti che potrebbero essere assistiti a domicilio, appunto con costi minori. In questo senso è condivisibile l'orientamento del Ministro a fare degli ospedali aree di alta specializzazione con brevi degenze, mentre il recupero funzionale dei malati con patologia cronica sarebbero da affidare a strutture di terapia meno invasiva.
Una soluzione di questo tipo si rende opportuna per il progressivo invecchiamento della popolazione. Oltre il 50% delle neoplasie si verifica oggi in persone di età superiore ai 65 anni, ma questo numero è destinato ad aumentare e non è pensabile di tenere occupato un gran numero di letti con pazienti anziani dopo la somministrazione della chemioterapia. Sviluppando l'assistenza domiciliare la soluzione del problema dell'aumento della spesa farmaceutica, o più in generale del costo dell'assistenza oncologica, potrebbe essere più a portata di mano. 

Prof. Silvio Monfardini, Direttore Oncologia Medica Azienda Ospedaliera di Padova

Prof. Umberto Tirelli, Direttore Oncologia Medica, CRO Aviano

 

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