• L'ITALIA SI ADEGUI AGLI ALTRI PAESI

L’Italia è il solo tra i paesi industrializzati occidentali che ancora non si è dotato di un deposito nazionale centralizzato dei rifiuti radioattivi, struttura fondamentale per l’eliminazione dei rischi per la popolazione e per l’ambiente. Infatti, in mancanza di questa struttura centralizzata, i numerosi depositi temporanei dei materiali radioattivi sparsi sul territorio, e che spesso non erano stati progettati per questo scopo, possono essere oggetto di attentati, incidenti, intrusioni o calamità naturali. Vi è inoltre anche un’esigenza etica di non delegare alle generazioni future una soluzione di un problema determinato dall’uso che della tecnologia nucleare hanno fatto le generazioni passate e presenti, in particolare delle applicazioni industriali, medico-sanitarie e della ricerca che portano a produrre 500 tonnellate/anno di materiale radioattivo. Pertanto è senz’altro appropriato che si identifichi finalmente un deposito nazionale centralizzato, come ci viene richiesto d’altra parte dalla Comunità Europea da molto tempo, che pur destinato in prima istanza allo smaltimento dei rifiuti radioattivi di bassa e media attività, che già sono conservati nei numerosi depositi temporanei, possa anche essere utilizzato per lo smaltimento dei rifiuti ad alta attività e a lunga vita che già sono l’eredità delle centrali nucleari dismesse e che eventualmente potrebbero essere prodotti nel caso di una eventuale ripresa dell’attività nucleare nel nostro paese, sulla falsa riga di molti paesi europei e del mondo occidentale. I requisiti principali del deposito centralizzato nazionale sono due, le condizioni geologiche del terreno e il rischio di terremoti. Per quanto riguarda le condizioni geologiche del terreno, i giacimenti salini inglobati in formazioni argillose sono i più favorevoli ed hanno portato già nel 1979 all’identificazione di 13 giacimenti salini ritenuti potenzialmente idonei ad ospitare un deposito di rifiuti radioattivi, di cui 11 in Sicilia, 11 in Calabria ed uno in Basilicata, il sito di Scanzano Ionico. Quest’ultimo aveva già ottenuto dalla Comunità Europea un giudizio particolarmente positivo a causa del notevole spessore della copertura impermeabile al di sopra del giacimento salino, vi è in altre parole una specie di panino che ha dalle due parti una notevole quantità di argilla e in mezzo il sale che dovrebbe contenere il materiale radioattivo. Le aree in Sicilia ed in Calabria tuttavia, a causa dell’elevato rischio di terremoti sono stati esclusi mentre il sito di Scanzano è fuori e lontano dalle zone sismogenetiche dell’Appennino. Gli studi che sono stati fatti sul sito di Scanzano Ionico, tramite perforazione e studi sismologici da società interessate allo sfruttamento del giacimento salino, hanno permesso di definire più precisamente le caratteristiche del giacimento stesso che ha un’età di 7 milioni di anni, un’estensione di oltre 2 km, una profondità di oltre 700 m ed inoltre ha permesso di stabilire lo spessore della sua copertura che è costituita da argilla e che è di circa 500 m. Pertanto i requisiti di sicurezza stabiliti dalla normativa nazionale e in armonia con le raccomandazioni degli organismi internazionali più autorevoli nel settore scientifico, sono rispettati per quanto riguarda il giacimento di Scanzano Ionico. Quindi anche con il supporto di illustri scienziati quali il Prof. Umberto Colombo, il Prof. Carlo Bernadini, il Prof. Renato Ricci, il sito di Scanzano Ionico si presenta come ottimale per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività e anche per quelli ad alta attività e lunga vita e quindi è il candidato più valido per un deposito unico nazionale. La sicurezza è al 100% e pertanto tutti i discorsi che si fanno sui rischi per la popolazione o per la verdura o per chicchessia, sono assolutamente fuori luogo e sono questi discorsi che provocano eventualmente allarmismi in ambito nazionale ed internazionale e potrebbero costituire un danno per l’agricoltura e il turismo del posto. Se invece la popolazione del posto si convincesse che non vi è alcun problema per la loro salute, per il loro turismo e per la loro attività industriale, aiutati in questo dall’autorevole opinione degli scienziati esperti in materia e condotti per mano anche dai politici che dovrebbero ascoltare questi esperti, non vi sarebbe alcun danno ma, come succede per esempio in Francia, dove un sito analogo è addirittura posto nella regione dello champagne, ma non è successo alcunché al riguardo, anzi è meta di famiglie in vacanza, tutto andrebbe tranquillamente bene anche nell’area di Scanzano Ionico.

 

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